Animazione Flash
bio | rassegna stampa

ANDAR PER CHIESE- Architetture religiose lungo il Po
Acquerelli di Lucia Bonazzi e testo critico di Sabina Fattorini

 

Nell’ottobre del 1786 era capitato proprio a Goethe di percorrere, da una parte all’altra, le sponde bagnate dal corso del Po, a bordo di quei barconi che collegavano via acqua Venezia e Ferrara, lungo un itinerario storico spezzato da una complicata geografia di fiumi e canali e per questo evitato scrupolosamente dai viaggiatori stranieri impegnati nel “Grand Tour”. Pur tuttavia, nella succinta cronaca lasciataci dal celebre letterato non c’è traccia di disagio: avvolto nel mantello, aveva trascorso le due notti sul ponte dell’imbarcazione, assaporando la fresca brezza mattutina e spaziando lo sguardo lontano sulle grandi pianure e sulla rigogliosa vegetazione di salici e pioppi lambiti da un fiume benigno. Ma se, per avventura, il poeta si fosse addentrato in quelle terre accoglienti , ville leggiadre e palazzi patrizi gli si sarebbero parati dinanzi; aperte piazze e chiese dai sottili campanili si sarebbero svelate ai suoi occhi; invitandolo ad ammirare al loro interno le tele rinascimentali, gli affreschi e le sculture barocche. Insomma tutto quanto si cela apparentemente dietro il profilo di un paesaggio e le anse inquiete di un fiume.

Così, volendo imitare e azzardando ciò che Goethe non ha saputo forse osare, al pari di un’eroina romantica, Lucia Bonazzi ha intrapreso il suo viaggio personale lungo le rive del Po, alla ricerca di spazi architettonici e atmosferici dove posare il proprio sguardo, secondo angolazioni e visuali diversificate. Le chiese barocche e neoclassiche, quelle golenali come Bonello, i monasteri di ascendenza benedettina legati all’abbazia di Pomposa, le sono allora apparsi come un ricettacolo di storia, cultura e spiritualità, epicentri di un sentimento religioso di antica datazione che ha permeato queste terre, ora riconoscente verso il fiume per le sue ricchezze, ora invocatore della protezione divina contro la terribilità del suo corso.

Per condurre lo spettatore attraverso il velame delle nebbie, l’intrico degli alberi, lungo le acque specchianti del Po, attraverso i sentieri delle campagne e le piazze fronteggiate dalle chiese, Lucia Bonazzi ha scelto l’acquerello, tecnica raffinata caratterizzata da un’immediatezza espressiva che non ammette ripensamenti, fatta di fluidità e di trasparenze, capziosa nel catturare le diverse sfumature della luce e nel saper riproporre gli istanti fuggenti della bellezza naturalistica. L’acquerello diventa quindi il protagonista, allo stesso tempo delicato e deciso, di tanti piccoli palcoscenici di carta.
 
In un processo di rielaborazione personale in studio di soggetti esplorati “en plein air”, l’artista rivela la propria abilità pittorica e una sensibilità artistica particolare, frutto della sua formazione come illustratrice che la rende permeabile all’ispirazione poetica-narrativa, restituendo all’osservatore il fascino di una campagna incantata, la suggestione di un’atmosfera ovattata, la curiosità di uno scorcio architettonico, la poesia di un’alba e di un tramonto. L’allontanarsi della figurazione dal dato reale e oggettivo permette a Lucia Bonazzi di affidare il pennello al suo libero estro creativo. Così ella pare suggerire, e non imporre,  una visione; non trasfigura la realtà, la sfuma. Con una dolcezza e una gestualità pacata che riflette la sua personalità, tra gioiosa leggerezza e professionale severità.

Una sorta di sospensione temporale ammanta gli edifici raffigurati,  colti, come in una cartolina, in diversi passaggi stagionali: dalle nevi del bianco- luce della carta per la chiesa di San…..a Crespino a quelle riflesse nelle specchiature del fiume lungo la riva a Canaro; dai cieli azzurri di una primavera inoltrata a Guarda Ferrarese  alle velature nebbiose ed autunnali che fanno da cortina alle chiese di S. An. a Gaiba e San Gaetano (?) ad Occhiobello. Con una costante che si fa lievito nel suo dipingere: la luce. Quella che scende dal cielo e quella che sale dall’acqua fluviale, seguendola nel mutare delle ore e nell’alternarsi delle stagioni: nelle rosate trasparenze delle albe a Piac. (?), nel limpido bagliore dei meriggi a Ravalle, nei viola dei tramonti a Ro Ferrarese, nel blu di notti stellate ad Occhiobello, nei bronci temporaleschi dei grigi siderali che incorniciano la chiesa di San ……a Bondeno. In un susseguirsi di visioni che “raccontano”, assieme al paesaggio e alle rifrazioni atmosferiche,  le emozioni e lo spirito di quei luoghi.

La “goccia” di colore, deposta sulla carta a piccoli tocchi oppure  stesa velocemente con il pennello per ampie campiture, è modificata a piacimento dall’artista, secondo un’espressività cromatica che in talune opere privilegia tonalità soffuse, chiare e trasparenti in un equilibrio di tinte trascoloranti, calde e fredde,  che restituiscono all’osservatore un’immagine delicata, tipica della pittura ad acqua. Ma altrove i colori si fanno più squillanti e i contrasti più accesi, rivelando un uso antinaturalistico delle cromie che riflette l’interiore rivisitazione di quei siti da parte della pittrice. Ecco allora farsi strada il viola in tutte le sue sfumature, dalle nuances leggere del rosaceo e del lilla alle tonalità più livide, ovunque presenti anche se solo accennate, e in talune opere dirompenti: così accade nel definire l’architettura superstite di Massenzatica, il cielo attorno al campanile di Ruina,  la piazza-arcobaleno antistante la chiesa di Cologna. Una trasfigurazione coloristica mai eccessiva e sempre garbata, miscelata ai toni complementari del blu nelle sue diverse declinazioni.

La personale rilettura dei luoghi viene offerta al nostro occhio secondo inquadrature ora stabili, che consentono, nella loro ravvicinanza rispetto al soggetto, di cogliere i dettagli architettonici delle facciate con i loro frontoni, i portali centinati, le nicchie e i cornicioni aggettanti; oppure nella loro distanza di cogliere una visione panoramica d’effetto, come nel “capriccio” riproposto per la chiesa di Mesola e la sua residenza estense. Altrove le inquadrature divengono asimmetriche e spericolate, lungo direttrici oblique che regalano all’osservatore  scorci suggestivi e sensazioni di vertigini, specie laddove lo sguardo, come per la torre campanaria di Ruina,  sembra scalare le altezze degli edifici, in una sorta di ascesi visiva e spirituale.

Un dettaglio pare frapporsi talvolta tra la visione diretta dello spettatore e il soggetto tematico, senza pur tuttavia ostacolarla. La nebbia impalpabile delle valli a Bonello, le fronde rigogliose degli alberi a San Venanzio e a Bondeno, le acque fluviali a Canaro, una statua antistante a  Polesella, i lampioni d’epoca nella piazza di Crespino, costituiscono le appendici di un proscenio in cui le architetture religiose si stagliano a metà del palcoscenico o sono relegate sul fondo di una quinta teatrale. Una scansione ritmica dei piani che aggiunge una nota di poesia e di sospensione alla rappresentazione figurativa, spogliandola della naturale pesantezza della materia.

L’originalità del trattamento formale e cromatico è riproposta anche nelle opere che ritraggono gli interni delle chiese, quasi abbozzati nelle sfaldature dei colori e nei calligrafismi inzuppati che descrivono le navate, le absidi, gli archi, i transetti. In rispettoso silenzio, l’artista ci invita ad entrare in quello spazio sacro per affidare una preghiera a San……, ritratto nella cappella della chiesa di Pescara, nel balenare di un giallo che trasfonde all’immagine il mistero del miracolo. Quelle stesse tonalità auree che colorano le modanature della cupola di San……a Ficarolo, dove rotazioni e traslazioni di segmenti di curva sembrano disegnare astrattismi e giocare arditamente con lo sguardo dello spettatore.

Autentica cantrice di un mondo immacolato e sospeso, Lucia Bonazzi ci cattura con la poesia evocata dai suoi acquerelli, un lirismo che si mescola al richiamo della nostalgia per quelle atmosfere e quegli ambienti che per molti dei visitatori hanno fatto da quinta scenica a momenti della loro vita. Davanti ai loro occhi si stende un mondo da riscoprire con lo stesso incanto e la stessa meraviglia con cui l’ha scoperto l’artista, che lo ha saputo trasfondere in una pittura capace di manifestarsi come invito ad entrare in una suggestione visiva, dilatandosi nell’emozione fino a diventare storia. Istanti racchiusi in gocce d’ambra liberate da uno sguardo attento e affinato: quello di un’artista, capace interprete della sua creatività, che con naturalezza e genuinità dipinge con l’alfabeto del colore e soprattutto del cuore.

 

Copparo, 18 maggio 2008

 

 

Eventi

Mostra Internazionale di Acquerelli

Kazimierz Dolny (Polonia)
Muzeum Nadwislanskie
dal 11 aprile al 14 giugno 2015

Polonia

Mostra Internazionale di Acquerelli

Verona, Sala Birolli
Via Macello 17
dal 16 al 31 maggio 2015

Verona

Conferenza

“Il Castello dei destini incrociati. Un nuovo contributo all’iconografia del Castello Estense nella produzione di William Turner”
Ferrara, Castello Estense
14 aprile 2015

Link
Conferenza Conferenza


Archivio Eventi
© Copyright 2009-2015 Lucia Bonazzi | | Realizzazione Antonio Reggiani | hosted by WELIO